Smart City: la tecnologia come nuovo “strumento di benessere” per le Città del futuro

Un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso di tecnologie digitali e di telecomunicazione a beneficio dei suoi abitanti e del business.

Questa è la definizione di Smart City fornita dalla Commissione Europea che, nel 2012, ha dato vita all’iniziativa European innovation partnership on smart cities and communities (EIP-SCC) allo scopo di migliorare la vita dei cittadini attraverso l’adozione del modello di “città intelligenti”.

Cosa si intende con questa denominazione?

Si possono intendere diverse cose: ad esempio una “città intelligente” è dotata di reti di trasporto urbano più moderne ed agevoli, è dotata di nuove forme di approvvigionamento idrico migliorato e pensa in modo innovativo ed eco friendly alla realizzazione di strutture per lo smaltimento dei rifiuti, e, ancora, concepisce modi più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici. Tutto ciò prende forma in un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva, spazi pubblici più sicuri e fruibili, maggiore uso delle infrastrutture digitali, meno emissioni; definire “smart” in una città significa anche agevolare l’accesso dei cittadini alla pubblica amministrazione. Tutto questo per soddisfare e migliorare la qualità della vita della popolazione, dai più giovani ai più anziani. Una città, dunque, che va oltre l’uso delle tecnologie digitali.

Considerando alcuni dati forniti dall’Ansa, al giorno d’oggi più del 60% dei 7,5 miliardi di persone che popolano il pianeta Terra vive nelle città.
I centri urbani, sebbene coprono solamente il 2% delle terre emerse, contribuiscono al 70% dell’economia mondiale e consumano il 60% dell’energia.
Non solo ma, secondo alcuni studi, il futuro vedrà ancora crescere la migrazione verso i centri urbani (si stima, infatti, che nel 2050 circa l’80% della popolazione mondiale abiterà in città).
Per tutti questi motivi il tema delle Smart Cities si impone come una delle sfide più importanti per i prossimi anni.

SMART CITY

Smart City è un termine che nel mondo anglosassone potremmo definire come una “buzzword”, ossia l’equivalente di una parola che corre il rischio, troppo spesso, di essere usata troppe volte e, per lo più, in modo non consapevole. Questo accade per via del fatto che il termine è caricato di molteplici significati, in quanto tocca diversi ambiti disciplinari e coinvolge interlocutori e professionisti specializzati in numerose discipline.

La comunità scientifica internazionale è concorde nel declinare la nozione di Smart City non tanto in termini di un obiettivo da raggiungere, quanto in quelli di un processo dinamico che può coinvolgere il progetto di un edificio, o di una città (o parte di essa), o la pianificazione di uno spazio verde, partendo sempre da un modello di sviluppo tradizionale che tende verso un modello innovativo. Un processo dinamico che, indipendentemente dal progetto da realizzare, fa ricorso ampiamente ed in modo mirato alle tecnologie informatiche e digitali, con l’obiettivo primario di investire sul capitale umano e rendere migliore la qualità della vita.

In questo momento, a seguito delle pregresse fasi di indagine e di sperimentazione, il tema della Smart City attraversa un delicato passaggio che da una fase ancora pionieristica e di ricerca si avvia verso una fase più matura e strutturata, grazie all’importante sostegno istituzionale e finanziario proveniente dalla Comunità Europea e grazie all’entusiasmo mostrato dalle istituzioni che tendono a confrontarsi costantemente con modelli di città strutturati al fine di replicare asset e contenuti

Come già detto, nel processo di rinnovamento delle infrastrutture e dei servizi erogati ai cittadini, in una Smart City ideale, l’uso delle tecnologie IoT (Internet of Things) è fondamentale.
A tale proposito il progetto C4C è legato in modo imprescindibile alle tecnologie abilitanti al concetto di Smart City. Non a caso i processi di efficientamento e gestione sostenibile delle attività umane in ambito urbano passano tutti attraverso processi di digitalizzazione che costituiscono uno degli strumenti attraverso i quali, ad esempio, le soluzioni derivate dal progetto C4C potranno trovare applicazione concreta.

Il concetto di “città intelligente” si inserisce, quindi, in questo ampio panorama che è la digital trasformation, tenendo sempre presente che la Smart City non è solo un’area urbana in cui l’innovazione tecnologica fa da garante ad una maggiore efficienza economica, ma è anche un luogo ideale capace di mettere in relazione le infrastrutture materiali con il capitale umano che assume, in questo contesto, un ruolo centrale per la creazione di un modello di pianificazione urbana intelligente.

Le Smart Cities sono, dunque, città sostenibili, efficienti e innovative; sono città pensate per ottimizzare e innovare i servizi pubblici, rendere più sicuri gli spazi urbani, soddisfare le esigenze di una popolazione che invecchia, laddove forme di mobilità tradizionali lasciano il posto a forme di mobilità alternative, mentre il cittadino svolge un ruolo attivo nella politica pubblica e l’amministrazione diventa più interattiva e reattiva.
Immaginare di tornare a casa da lavoro con un veicolo elettrico e trovare la cena consegnata a domicilio, i panni già stirati e quanto altro soddisfi le esigenze quotidiane, dentro o fuori le mura domestiche, non è più fantascienza ma una realtà molto concreta. Pertanto, se da un lato il termine Smart City acquisisce sempre nuovi e diversi significati, parallelamente dal mondo della ricerca ci si attendono, non più progetti pilota o isolate sperimentazioni, quanto piuttosto produzioni di modelli e prime definizioni standard.

In Italia esistono già alcuni esempi concreti di “città intelligenti”, infatti, sono diverse le realtà urbane che hanno accolto da tempo questa sfida verso un futuro più smart.
Un esempio virtuoso è certamente Milano. Dal 2016, infatti, la città partecipa al progetto Sharing Cities insieme alle città di Lisbona, Londra, Bordeaux, Burgas e Varsavia per dare vita a soluzioni intelligenti che possano poi essere riproposte come modelli in altre città.
Nel quartiere di Porta Romana-Vettabbia, in particolare, un importante finanziamento europeo (di circa 8,6 milioni di euro) ha permesso di realizzare interventi nell’ambito della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica e della qualità dell’ambiente. La riqualificazione energetica degli edifici riguarda una superficie di oltre 24mila metri quadrati e i residenti hanno co-progettato gli interventi insieme agli esperti per ottenere una riduzione dei consumi fra il 50% e il 70%.

Altro esempio di città dinamica ed innovativa è Firenze dove il progetto Replicate (reso possibile grazie ad un investimento di oltre 11 milioni di euro, di cui circa 7,5 provenienti dalle casse Ue) prevede la realizzazione, per la prima volta in Italia, di un sistema di stoccaggio dell’energia completamente interrato, che coinvolge 300 appartamenti e permetterà agli abitanti di ottenere un risparmio in bolletta di circa il 10%.
Esempi di “laboratori cittadini viventi” ve ne sono molti altri, nel frattempo le ricerche continuano a dimostrare che una realtà cittadina di questo tipo è certamente in grado di offrire una serie di benefici fra i quali l’aumento dei livelli di salute di chi vi risiede, una riduzione notevole dell’inquinamento, un incremento delle possibilità di lavoro ed anche un ritorno in termini di guadagno finanziario.

In conclusione, sebbene si registri un leggero aumento di progetti stabili e innovativi di “città intelligenti”, tuttavia, nonostante ‘la città dovrebbe’ essere uno dei campi di impiego più fecondi, le barriere sono ancora numerose. Nonostante la direzione sia quella giusta, appare ancora troppo circoscritta l’ipotesi per poter cogliere i benefici delle Smart City a livello di ‘sistema Paese’. 

In effetti se da un lato le sperimentazioni di ‘città intelligenti’ in Italia sono tante, rimangono ancora poco integrate tra loro e prive di una strategia comune di sviluppo del territorio.

Risorse economiche scarse, mancanza di adeguate competenze e modelli di governance poco chiari costituiscono ancor oggi delle barriere insormontabili per la maggior parte dei Comuni italiani. In particolare quello che emerge è che le iniziative si arenano dopo una prima fase di sperimentazione. Dunque, per ovviare a queste criticità, occorre formulare una strategia nazionale condivisa e approfondire il tema delle barriere che rallentano l’avvio dei progetti.
In tal senso l’Osservatorio Internet of Things ha sviluppato lo Smart City Journey, ossia un modello per l’analisi di quattro variabili: maturità dei comuni, maturità dell’offerta, utilizzo dei dati raccolti e Partnership Pubblico-Privato. Dall’analisi emerge un livello di maturità del territorio coinvolto ancora molto basso rispetto all’offerta; i Comuni, inoltre, non sono in grado di sfruttare adeguatamente i dati e il numero di collaborazioni con i privati è ancora molto ridotto.

A cura di

Laura Alfano

Contrattista ISPC CNR.

Laura Alfano

Content Curator Giusi Meli | Graphic Federica Guzzardi | Webmaster/UI-UX Creator Salvatore Vinci

©2021 Cloud4City | All Rights Reserved.