Nei Paesi Bassi, nella provincia di Noord-Holland, sull’autostrada N205 esistono dei semafori che “comunicano” con i viaggiatori per mezzo di una semplice applicazione. Questi dispositivi “intelligenti” informano sulle condizioni del traffico in tempo reale e danno priorità ai gruppi di automobilisti che hanno particolari esigenze.
Sempre in Olanda, nella città di ‘s-Hertogenbosch, i semafori regolano autonomamente la durata del verde a seconda delle condizioni del traffico momentaneo, pertanto, quando si registra una maggiore affluenza di biciclette, ciclomotori o altri mezzi di trasporto, il “semaforo intelligente” prolunga il suo colore verde ed evita che il traffico si paralizzi creando ingorghi stradali.
Nel 2008, in Spagna, nacque Urbiotica, una società pensata per le esigenze dei guidatori alla ricerca di un parcheggio. Tale sistema consente al conducente di individuare in tempi rapidi posti liberi in superficie attraverso un’applicazione che segnala la disponibilità dello spazio stesso.
I prodotti di Urbiotica sono presenti, oggi, in 25 Paesi del mondo e la società sviluppatrice ha firmato con il Canada un accordo in grado di gestire 1500 parcheggi in due grandi città. Questo accordo dimostra come, da un lato, il sistema, che monitora efficientemente l’utilizzo del pagamento dei parcheggi, possa evitare eventuali congestioni della circolazione stradale e, tra le altre cose, ridurre anche l’inquinamento, e, dall’altro lato, come l’utilizzo di tecnologie intelligenti, stia ottenendo un notevole successo nei Paesi più attenti a queste tematiche.
In Italia, in particolare nelle principali città, tra cui Milano, il pagamento della sosta per l’auto è diventato ufficialmente virtuale a partire dal 2015.
Ad esempio, il pagamento del parcheggio sulle strisce blu, molto diffuso nei centri urbani italiani, può essere effettuato da smartphone attraverso diverse applicazioni che consentono di non affannarsi nella ricerca di monetine e vicini parcometri che fanno perdere inevitabilmente tempo al guidatore.
Non solo in Europa ma anche a livello globale si trovano innumerevoli esempi in tal senso tanto che alcuni studi specifici hanno riconosciuto diverse nazioni – la Corea del Sud, il Giappone e Singapore su tutti, – come paesi leader nella Smart Mobility.
Di cosa si tratta?
Gli esempi citati hanno già offerto un’idea concreta di cosa si intende per Smart Mobility ma proviamo a darne una definizione ancora più precisa.
Smart Mobility è una tipologia di mobilità altamente tecnologica e a basso impatto ambientale, uno strumento, dunque, pensato per incrementare lo sviluppo sostenibile delle città. Con il termine Smart Mobility si fa riferimento, pertanto, ad una serie di elementi: tecnologia, infrastrutture per la mobilità (ad esempio i parcheggi, la segnaletica, le reti di ricarica), soluzioni per la mobilità e per le persone che abbiano l’obiettivo di, aumentare l’efficienza dei trasporti attraverso un nuovo modo di pensare agli spostamenti, che sia a misura di cittadino e guardi al rispetto dell’ambiente e degli spazi urbani.
Questo tipo di mobilità intelligente si fonda, dunque, su due pilastri: la Tecnologia e i Servizi.
La Mobilità Smart può, infatti, essere gestita attraverso le nuove tecnologie mobili e le applicazioni che consentono di integrare il trasporto pubblico, migliorare le infrastrutture stradali e la condivisione di veicoli (dalle auto ai monopattini).
Smart Mobility significa anche pensare “green”: ovvero puntare ad abbassare gli effetti dell’inquinamento e le emissioni di gas nocivi creando flussi di lavoro intelligenti e senza interruzioni. Tutto questo si traduce nell’offerta di una mobilità intelligente, accessibile a tutti e in una serie di servizi utili al cittadino e al buon andamento della vita urbana delle città con reti stradali complesse.
Le soluzioni tecnologiche che afferiscono alla Smart Mobility sono numerose, basti pensare ai servizi di ridesharing e on demand (come Uber o Lyft) o ai programmi di car sharing o bike sharing. Tutte tecnologie digitali che stanno contribuendo a creare modalità innovative per spostarsi da un luogo all’altro e che hanno un obiettivo finale comune: rendere i movimenti e i flussi più efficienti e meno inquinanti.
Dopo aver illustrato i pilastri su cui si fonda, è opportuno ora chiarire quali sono i principi chiave della Smart Mobility, dal momento che Mobilità Intelligente non significa soltanto forme alternative di trasporto. Il fenomeno è infatti molto complesso e ampio. Parlare di Smart Mobility significa parlare anche di:
Tali principi sono strettamente legati al profilo strutturale della Smart City ovvero una città Intelligente, Digitale e Inclusiva.
Il Progetto CLOUD4CITY si inserisce in questo scenario per proporre una innovativa soluzione tecnologica pensata per la fruizione di servizi in mobilità. La tecnologia abilitante di C4C è, infatti, una rete di geolocalizzazione integrata che mira a coprire il territorio urbano per riconoscere e localizzare gli utenti in mobilità a cui verranno proposti solo i servizi legati a risorse localizzate in prossimità. Per fare solo qualche esempio, si pensi ai servizi a supporto della mobilità sostenibile, come i servizi di avviso di arrivo del mezzo pubblico di interesse oppure i servizi per il supporto alla mobilità per utenti diversamente abili o ancora ai servizi di social messaging che avvisano se un amico (o potenziale amico magari con interessi comuni) sia localizzato in prossimità dell’utente.
C4C si rivolge, dunque, all’utenza pubblica, privata e commerciale quando svolge la propria funzione all’interno di uno scenario urbano ben confinato.
Tuttavia se parliamo di Smart Mobility, è opportuno, prima di concludere, fare un breve riferimento anche alla sharing economy (ovvero “economia della condivisione”) i cui concetti chiave sono alla base anche della Mobilità Intelligente. In effetti, se la Smart Mobility, come si è visto, da una parte è uno dei pilastri della Smart City, dall’altra resta strettamente legata alla sharing economy; entrambe, infatti, danno la possibilità ai cittadini di vivere il contesto urbano in modo intelligente.
Il termine stesso implica la messa in atto di due azioni principali: la collaborazione e la condivisione.
La collaborazione è una forma di relazione fondata sulla reciprocità e lo scambio che avviene, ad esempio, in un gruppo di persone che collaborano in rete al fine di realizzare un progetto da cui trarre determinati vantaggi.
La condivisione è, invece, una forma che dalla reciprocità ne ricava redistribuzione; in tal senso il gruppo di persone, che reciprocamente scambia informazioni, mette in comune risorse per la produzione di beni o servizi utili a tutta la comunità.
Considerate le premesse, quindi, la sharing economy non è altro che un innovativo sistema economico in cui beni e servizi – sia gratuiti che a pagamento – sono condivisi tra individui attraverso soluzioni tecnologiche e digitali.
Questo tipo di business model promuove fondamentalmente la logica del riuso e quella dell’utilizzo condiviso delle risorse: il proprietario di un bene o di un servizio condivide le proprie risorse sia materiali che immateriali con un guadagno dal punto di vista economico o meno. Si tratta di un tipo di economia adattabile a più settori diversi tra loro, dal noleggio di un’auto all’affitto di un immobile o una bicicletta.
Il contatto tra domanda e offerta avviene attraverso piattaforme digitali, app su mobile o iscrizioni a community online. In questo scenario, la sharing economy è il cuore pulsante di alcune startup che oggi sono diventate grandi aziende, si pensi ad Airbnb, importante riferimento nel settore alberghiero o alla già citata Uber che ha rivoluzionato il mondo della richiesta on demand di trasporto.
L’obiettivo generale è quello di incoraggiare i cittadini verso l’utilizzo di modalità di mobilità che siano sempre più sostenibili attraverso la logica della condivisione.
Su queste basi si stanno fondando le Smart Cities del presente ma anche quelle del futuro, a partire da una concezione del mondo basata su innovazione, condivisione e rispetto per l’ambiente che deve essere promossa e diffusa per una migliore qualità della vita, soprattutto nei centri urbani.
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