Il progressivo invecchiamento ed il conseguente aumento del pensionamento della forza lavoro, il taglio delle spese di istruzione e formazione per i dipendenti pubblici, le lente procedure concorsuali e selettive che, di fatto, impediscono il ricambio generazionale, sono solo alcune delle principali cause del continuo esaurirsi del capitale umano impiegato nella Pubblica Amministrazione.
Il 13 luglio 2021 la Commissione Europea ha approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dall’Italia nel luglio dello stesso anno. Il PNRR mette a disposizione 192 miliardi di euro e descrive le priorità di investimento per il quinquennio 2021-2026 in materia di digitalizzazione, transizione ecologica e inclusione sociale.
Il Piano proposto dal Governo è articolato in 6 missioni tra le quali è previsto anche un capitolo di riforme e di investimenti dedicati alla PA, ovvero un focus definito “Componente 1 della Missione 1 del PNRR” che costituisce la sezione fondamentale per portare il nostro Paese al passo con il futuro digitale. La Missione 1 del PNRR, a sua volta, si articola in 3 componenti:
Nell’attuazione del PNRR, la PA riveste un ruolo di primo piano; infatti, almeno il 60% delle risorse legate al Piano sono destinate alle PA. In particolare, sono previsti: 9,75 miliardi per digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA; 24,30 miliardi per la digitalizzazione, l’innovazione e la competitività nel sistema produttivo; 6,68 miliardi per il turismo e per la cultura.
I numeri appena riportati evidenziano bene quanto la digitalizzazione della PA rappresenti, quindi, una delle principali sfide individuate dalle strategie di ripresa delineate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Occorre fare, a questo punto, un breve excursus legislativo che ha segnato le principali tappe negli ultimi anni, in termini normativi, in materia di digitalizzazione delle PA.
Nel corso della XVIII Legislatura, la questione è stata affrontata in diverse disposizioni di Legge legate a provvedimenti di urgenza del Governo; su tutte la Legge di Bilancio 2020 e il decreto legge n. 162 del 2019, recante, quest’ultimo, la proroga di termini e altre disposizioni attraverso cui sono state previste diverse misure volte a promuovere e valorizzare l’informatizzazione della Pubblica amministrazione.
Il percorso di diffusione dell’amministrazione digitale è proseguito, poi, con il Decreto Legge n. 22 del 1° marzo 2021 che, oltre a riordinare le attribuzioni di alcuni ministeri, ha inciso sulle funzioni dello stesso Governo in materia di innovazione tecnologica e transizione digitale prevedendo che il presidente del Consiglio promuova, indirizzi e coordini l’azione del Governo in diverse materie, tra cui: la strategia italiana per la banda ultra larga, la digitalizzazione delle PA e delle imprese, le infrastrutture digitali materiali e immateriali.
In seguito è stato istituito il Comitato Interministeriale per la transizione digitale, presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri o, in sua vece, dal Ministro delegato per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale. In aggiunta a queste disposizioni, si ricorda, inoltre, che in sede parlamentare si è segnalato l’avvio dell’esame presso la I Commissione della Camera di una proposta di legge volta a potenziare l’utilizzo della carta d’Identità elettronica (CIE) come strumento di accertamento dell’identità del cittadino e di accesso del cittadino stesso ai servizi in rete.
Tornando agli obiettivi della Missione 1 del PNRR, esaminiamo adesso in concreto come gli interventi della prima componente (Digitalizzazione, Innovazione e Sicurezza nella PA) intendono trasformare la Pubblica Amministrazione.
Attraverso una strategia basata sull’ammodernamento dei servizi offerti all’utenza e sullo sviluppo di competenze all’interno della PA, l’obiettivo è quello di offrire servizi sempre più efficienti e di facile accesso.
Se si considera che il modo in cui vengono distribuiti gli investimenti prevede che il 24% dei fondi sono destinati all’innovazione della Giustizia, il 63% sono destinati alla digitalizzazione della PA e il 13%, invece, all’innovazione della PA, appare evidente che una quota rilevante di queste risorse è destinata in maniera specifica a interventi volti a trasformare la PA in chiave digitale.
Quindi, con riferimento agli investimenti e alle riforme specifiche per la trasformazione digitale della PA, il PNRR prevede in concreto di:
La fase propedeutica di elaborazione degli obiettivi della Componente 1 della Missione 1 ha tenuto conto delle specifiche problematiche economiche e sociali che sono causa della crisi che affligge l’Italia da decenni, ulteriormente aggravata dalla pandemia. In aggiunta a questo, un’infrastruttura digitale frammentata e inaffidabile, una scarsa qualità e diffusione dei servizi pubblici digitali e un basso livello di competenze digitali rallentano notevolmente il percorso di digitalizzazione.
La definizione e la categorizzazione degli obiettivi della Missione 1, con le relative strategie, nascono proprio dall’esame di queste criticità per le quali la digitalizzazione della nostra PA è ancora in ritardo.
Oggi l’obiettivo è, dunque, digitalizzare la PA attraverso interventi tecnologici accompagnati da riforme strutturali incentivando le amministrazioni centrali e locali verso la migrazione al cloud; tutto ciò con la creazione di un’infrastruttura nazionale e garantendo l’interoperabilità tra i dati delle amministrazioni.
Uno degli esempi da citare, a tal proposito, è la necessità di digitalizzare i processi interni delle amministrazioni garantendo i servizi digitali ai cittadini come il pagamento online e la creazione di piattaforme di Identità Digitali e dell’anagrafe nazionale digitale.
In continuità con il processo di digitalizzazione, peraltro già avviato, non senza difficoltà, nell’ambito delle diverse edizioni del Piano triennale, occorre ricordare che il PNRR intende perseguire anche obiettivi strategici finalizzati al consolidamento delle infrastrutture ICT pubbliche e dell’adozione di un approccio cloud first nello sviluppo di servizi e applicazioni.
La creazione della piattaforma digitale Cloud4City si allinea, allora, proprio agli obiettivi strategici citati: come accennato, il PNRR individua, infatti, due specifiche linee di investimento relative, da un lato alle infrastrutture digitali e dall’altro alla migrazione cloud; l’obiettivo finale del Piano, dunque, è di portare circa il 75% delle PA italiane a utilizzare servizi in cloud entro il 2026.